«Mi sono sempre sentito molto solo nella mia vita. Ero da solo mentre crescevo da bambino, solo anche qui a Los Angeles. È da poco tempo che mi sono buttato tra le braccia dei miei amici e della mia famiglia». Facile farsi ingannare dalla vita di successo di Brad Pitt: star di Hollywood, amato dalle donne di tutto il mondo, compagno di vita di splendide attrici e vincitore di due premi Oscar, per 12 anni schiavo (miglior film) e C’era una volta a… Hollywood (migliore attore non protagonista). Ma spente le luci della ribalta, Brad Pitt, oggi splendido 60enne, ha rilevato come nella sua vita abbia sofferto di solitudine. «La gioia è stata una scoperta più recente, che è arrivata più avanti nella vita – raccontato – Mi muovevo sempre con le correnti, andando alla deriva da una parte e poi dall’altra. Credo di aver passato anni con una leggera depressione. E non sono stato in grado di catturare quei momenti di gioia fino a quando non ho fatto i conti con questa cosa, cercando di abbracciare tutti i lati di me stesso, il bello e il brutto».
In questi ultimi anni, Brad Pitt ha lavorato su se stesso, sulle sue dipendenze, sulla difficoltà di relazionarsi con il resto del mondo, e soprattutto ha accettato anche il suo malessere, un passo fondamentale per sentirsi una persona completa: «Quando ti porti dentro contemporaneamente vero dolore e vera gioia, questa è la maturità, questo vuol dire crescere» ha infatti rivelato. E oggi si sente pronto a vivere un nuovo amore, quello con Ines de Ramon, lontano dal gossip, dai paparazzi e dai riflettori.
C’è un paradosso, in questi tempi iper tecnologici in cui siamo potenzialmente connessi con tutti: i giovani non riescono più a socializzare. C’è paura di esporsi, di essere rifiutati e nei casi più gravi, vere e proprie forme di fobia sociale. La tecnologia non è il male, ma se in passato parlavamo di timidezze superabili con un po’ di coraggio, oggi a farla da padrone in un universo di vite virtuali inventate e apparentemente perfette c’è la paura di non essere abbastanza interessante agli occhi dell’altro. Che fare quindi?
Limitare i rapporti con l’esterno attraverso il web. Internet oggi è indispensabile, l’importante è che le interazioni con il resto del mondo non avvengano solo attraverso uno schermo. In Giappone, il fenomeno è degenerato e conosciuto come “Hikikomori” (rimanere in disparte). Giovani, soprattutto maschi, che si ritirano dalla vita sociale per lunghi periodi, rinchiusi nella propria abitazione. Un malessere che sempre più spesso ha bisogno di un sostegno psicologico per affrontarlo e superarlo. Ma come cercare di aiutarli? Prima di tutto è fondamentale il dialogo: parlatene, cercando di ascoltare e capire i motivi (psicologici o fisici) per cui un ragazzo non si sente all’altezza. Lavorate sulla sua autostima, aiutandolo a trasformare ciò che vede come inadeguato, in caratteristiche e punti di forza. Rispettate i suoi tempi, senza forzarlo ad uscire a tutti i costi, poiché questo potrebbe rendere ancora più complessa la sua ansia sociale. E aiutatelo ad accettarsi, senza nascondere il suo malessere. Perché, riportando le parole di Brad Pitt, “quando ti porti dentro contemporaneamente vero dolore e vera gioia, questa è la maturità, questo vuol dire crescere”.
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