Nei suoi scatti Raimondo Rossi celebra la diversità. Una reazione agli episodi di bullismo che lui stesso ha subito in prima persona e a cui ha poi assistito nel corso degli anni. Raimondo, fotografo attento e sensibile al sociale, riesce tramite i suoi scatti a far riflettere su importanti tematiche che mai come adesso affliggono il mondo. Su Vogue Italia è presente qualche suo esempio di fotografia di still life, fashion, documentary e architetture, a dimostrare la versatilità e il senso di armonia che accompagnano Raimondo in ogni lavoro. Oggi Raimondo si racconta per noi svelandoci gli incontri più importanti della sua carriera.
- Come e quando nasce Raimondo fotografo?
Sin da bambino ho respirato in casa l’aria dell’arte. Amavo guardare mia madre che durante i nostri viaggi i camper in giro per l’Europa si dilettava a scattare con la sua macchina fotografica. L’interesse per la fotografia è nata in quel momento. Poi circa sette anni fa ho accompagnato una mia amica ad iscriversi ad un corso di fotografia. Decisi di iscrivermi anche io e questo mi ha permesso di apprendere le nozioni tecniche. In quel momento avevo già iniziato a fare qualche reportage come blogger nei backstage e ricevevo inviti per partecipare alle sfilate. Dopo la teoria ho iniziato a fare pratica.
- Quanto gli studi in matematica hanno influenzato il tuo sguardo e la costruzione dei tuoi scatti?
Credo che ci sia molta corrispondenza perché nella matematica è insita la logica. I miei scatti sono abbastanza essenziali e le linee proposte sono armoniche. In geometria e in disegno è tutto un gioco di proporzioni e lo stesso vale per la fotografia in cui ho cercato di applicare quelle regole che avevo studiato all’università.
- La fotografia è stato un percorso di ricerca interiore per te? Ti ha aiutato a conoscere meglio te stesso e chi ti sta a fianco?
Mi ha aiutato e ti spiego anche perché. Ricevere complimenti e commenti positivi per i miei scatti mi ha dato modo di approfondire questa mia attitudine. Nella vita cerco di instaurare rapporti interpersonali improntati alla sincerità e questo si riflette nella fotografia. Nella ritrattistica la mia capacità trova il suo apice massimo e sono felice quando nascono amicizie che vanno al di là del lavoro.
- Quali sono stati i tuoi principali maestri, i tuoi modelli di riferimento nella fotografia di moda?
Il mio modello di riferimento è Diane Arbus. L’ho scoperta dopo aver sviluppato il mio stile fotografico. Non avevo studiato storia della fotografia dedicandomi a dei corsi professionali più pratici in cui l’attenzione era focalizzata sull’uso della macchina fotografica. Un giorno curiosando su Internet mi colpì una sua foto. Diane amava fotografare la diversità e lottava contro gli stereotipi. Ho trovato delle corrispondenze con la mia arte fotografica.
- Nei tuoi scatti valorizzi qualsiasi forma di bellezza. Una scelta dettata dalla tua insofferenza nei confronti del bullismo. Ti è capitato di assistere ad episodi? Come ti sei comportato?
Da piccolo sono stato un po’ preso di mira per il mio peso. Qualche battuta qua e là me la facevano anche se non ero solito replicare per il mio carattere introverso. Nel corso della vita è subentrata una insofferenza nei confronti di qualsiasi forma di discriminazione. Considerando che l’arte si nutre di messaggi io con la mia fotografia cerco di perseguire lo stesso scopo. Raccontare con uno scatto la discriminazione e la diversità per far capire che a prescindere dal colore della pelle siamo tutti uguali.
- Hai avuto la fortuna di essere presente non solo alle sfilate, ma anche ai dietro le quinte di importantissimi eventi quali le passerelle di Armani, Prada, Hugo Boss e molti altri con le top model più importanti come Gigi o Bella Hadid. Ci puoi raccontare qualche episodio?
Di Gigi Hadid mi ha colpito la signorilità. Devo confessare che quando la vidi non l’avevo riconosciuta anche se avevo notato che rispetto alle altre modelle esprimeva una grazia particolare. Ho scambiato con lei due parole e mentre si cambiava le ho fatto qualche scatto. Una ragazza acqua e sapone, con i piedi per terra e senza la puzza sotto il naso.
- Qual è stato l’incontro che più ti ha emozionato?
A livello umano ho avuto la fortuna di conoscere persone che mi hanno dato tanto. Tra questi, ricordo con piacere un talento emergente nell’ambito della moda che mi volle per indossare dei suoi abiti per un evento. E’ stata una piacevole conoscenza perché la sua passione è stata per me un incentivo nel continuare a credere nel mio lavoro. Tra le attrici, Tilda Swanton rimane nel mio cuore. Una donna elegante e carismatica e nel mentre parlavo con lei ho avvertito come il suo corpo fosse tutt’uno con la sua anima, fiera e determinata.
- Cosa bolle in pentola per il futuro?
Il progetto è cui tengo di più al momento è con un magazine di New York. E’ ancora tutto in fase di definizione però. Nel frattempo dovrei anche andare in Cina, dove un Visual Art Center mi ha dedicato uno spazio importante. In questa occasione avrei la possibilità di conoscere dal vivo alcune persone del centro per poter sviluppare poi qualche progetto in ritrattistica. Incrociamo le dita.