Il tempo a Venezia è sospeso in un incanto che durante il festival del cinema rivive la magia del Settecento, quando la città era la capitale del gioco e del divertimento, un carnevale perpetuo. Come sullo sfondo di un teatro gli attori, anche quelli minori, recitano la loro parte di grandi star e presenziano alle feste notturne che costellano le calli, i palazzi sontuosi, come se gli spettri che respirano ancora nei muri veneziani non fossero mai stanchi di nutrirsi delle danze di un antico minuetto. E così nei giorni del festival la città si è agghindata del suo antico splendore internazionale e si è vestita di moda, sul red carpet del palazzo del cinema, al Lido, dove la breve passeggiata prima di entrare alle prime cinematografiche è più che un set fotografico, una delle più ambite fashion-parade.
Una sfilata di moda
Ci sono tre ragioni per cui sei invitata a un red carpet: o sei un addetto al film proiettato e in qualche modo coinvolto nel progetto, o sei una star famosa che con la sua presenza aggiunge solidità al progetto, o sei uno stilista che si serve di influencer più o meno note per esibire i propri vestiti. Sul red carpet si svolge una competizione all’ultimo sangue per bruciare in pochi secondi un traguardo di originalità, secondo il mantra che il nuovo e l’inedito vince su tutto, anche sulla bellezza. La cura estrema del dettaglio, il capello, il trucco, la scarpa e il guanto, una vera scuola di certosina perfezione per non perdere l’occasione di farne un quadro geniale. Eppure la semplicità talvolta è così Brigitte-Bardoniana, donna esemplare per la sua natura selvaggia e impulsiva, regina del non atteggiamento, o meglio dell’atteggiamento disinvolto da diva, ha spaccato il mondo in due.
L’arrivo dei colossi americani
Ci pensano comunque i colossi americani a dare concretezza a questa 81esima edizione: Cate Blanchett nella sua silhouette iconica da clessidra apparentemente ingessata, si scioglie e corre ridendo come una bambina a firmare autografi, la sua spontaneità è più gratificante della compostezza di Angelina Jolie che comunque brilla di un incantevole sorriso. Jenna Ortega che consiglia a Winona Ryder di non cedere alla pressione dei fotografi di togliersi gli occhiali da sole è pura solidarietà femminile. La coppia Tim Burton e Monica Bellucci versione men in black con tanto di occhiali scuri, guardando lui ti viene in mente a quanto hai amato l’oscurità di Batman, ma tutti gridano ‘Monica Monica’ e la diva resta lei.
Patti Smith, la classe non è acqua
È singolare pensare che sui red carpet si scriva la storia dello spettacolo. Hollywood che ha sempre usato i red carpet dagli anni novanta in poi in modo rock e rivoluzionario al punto da dare per scontato presentarsi indossando direttamente un lampadario di Swarovski come Katie Perry. Così anche a Venezia trovi trasparenze aggressive, vestiti dalle sagome impossibili ed acconciature piramidali, ma il rock hollywoodiano è lontano. Fin quando vedi Patti Smith, i capelli grigi lasciati cadere sulle spalle spettinati come solo l’aria salmastra del mare può fare a chi non li tiene a posto tra gel e lacche, e riconosci la verità. Si vede che non si è preparata, si vede che attraversa il red carpet per quello che è: l’ingresso di un cinema. E con la sua giacca troppo lunga e i jeans neri su un paio di stivali autunnali, la croce di taizè al collo (come tutti i rockettari a una certa età si diventa grati a Dio di essere ancora vivi), ti fa pensare: così voglio essere anch’io, libera come solo un’artista può fare. Ami immensamente la sua solidità come un’ancora di salvezza nell’effimero evanescente mondo dello spettacolo.
Stelle di oggi e di ieri
Ci sono anche le ex star, in questa Venezia così rivelatrice. Personaggi che hanno brillato una stagione, decenni fa, e hanno creduto che quel brillio fosse la vita dimenticandosi di respirare, dopo. Così ti viene una strana malinconia, perché sarebbe stato più semplice scoprire che in realtà la vita è tutta una recita, e non è detto che il palco dei famosi sia il migliore. È il lato spietato della Venezia spettacolo, quando ti rendi conto che sul red carpet sfilano starlette che in tv sono protette dalla luce dei riflettori ma qui rivelano le proprie imperfezioni. Il red carpet è più democratico della televisione e tratta tutti in modo equo. E ti fa capire che le stagioni passano ma lui resta, imperturbabile, a scrivere pagine di storia contemporanea dove l’unica indiscutibile regina è la pellicola fotografica.