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ToggleCon il ruolo del boss mafioso Massimo Torricelli in 365 giorni, film erotico polacco distribuito da Netflix nel 2020, Michele Morrone è diventato un sex symbol internazionale. Un successo planetario che l’attore pugliese, classe 1990, ha definito «un cazzotto enorme». «All’inizio me la sono goduta, poi ho capito che dovevo sfruttare l’opportunità senza farmi girare la testa», ha raccontato a Belve. Sulle critiche al film, spesso paragonato a una «parodia trash di 50 sfumature di grigio», Morrone è schietto: «Lo accetto, va bene. Sono quasi d’accordo. Ma è diventato iconico perché raramente nel cinema si vedono scene d’amore così intense».
Il successo professionale si scontra però con un percorso personale segnato da ferite profonde. Michele Morrone ha parlato apertamente della relazione finita con Moara Sorio, ammettendo: «In amore sono distruttivo. Mi annullo e poi faccio stupidaggini. È finita perché sono stato un idiota. Ancora oggi non capisco cosa sia andato storto. Non è una vergogna dire che amo ancora quella donna». Dopo la rottura, l’attore è caduto in una spirale autodistruttiva: «Ho rischiato il coma etilico. Bevevo una o due bottiglie di vino al giorno. Durante quell’ultimo periodo, ho fatto pensieri poco leciti su me stesso. Ma non volevo perdermi e mi sono ripreso».
Prima di Moara, un altro capitolo doloroso: la fine del matrimonio con Rouba Saadeh, stilista libanese e madre dei suoi due figli, Marcus e Brando. Separati nel 2018, Morrone ha descritto il trauma della lontananza dai bambini: «La loro assenza mi distrugge». Dopo il divorzio, Rouba è tornata in Libano con i figli, lasciando l’attore in un abisso: «Ho anestetizzato il dolore con il metodo più economico e distruttivo: l’alcol».
In un racconto sconvolgente, Michele Morrone ha svelato un’esperienza ancora più oscura: una relazione con una donna che lo avrebbe drogato a sua insaputa. «Ho trovato fiori secchi imbevuti di non so cosa nel cibo. Per un anno e mezzo non ragionavo più bene. Erano pozioni d’amore», ha rivelato, spiegando di non averla denunciata: «Me ne sono andato. Era una persona orribile». Alla domanda della conduttrice Francesca Fagnani – «Ma non li poteva non prendere?» –, la risposta è stata amara: «Cosa le devo dire. È uno dei capitoli non felici della mia vita».
Oltre al privato, Michele Morrone ha puntato il dito contro il cinema italiano, definendolo un ambiente chiuso e pieno di pregiudizi: «Qui sono solo “il figo che vuole fare l’attore”. Se non hai studiato alla Silvio D’Amico o non dai l’idea di essere trasandato, non sei un vero attore». Dure anche le parole sui social: «Un cinema che se la canta e se la suona da solo, pieno di pregiudizi verso i “diversi”». Le polemiche hanno portato l’attore a un mea culpa pubblico: «Quello che ho scritto è frutto di un disagio mio e di altri artisti. Chiedo scusa per non aver usato le parole appropriate».
Nato a Bitonto nel 1990, Michele Morrone ha esordito nel 2011 nella miniserie Come un delfino 2 con Raoul Bova. Nel 2016 ha partecipato a Ballando con le stelle, piazzandosi secondo. Ruoli da protagonista sono arrivati con la fiction Sirene (2017) e il film Bar Giuseppe (2019), prima del boom internazionale con 365 giorni. Oggi la maggior parte dei suoi progetti sono oltre confine: dopo Un altro piccolo favore con Blake Lively, lo vedremo in un thriller, un horror (Home sweet Home, di cui ha scritto la colonna sonora) e nella storia della famiglia Maserati.